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Page:Labi 1998.djvu/189

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modo avvertono il limite che li separa da altri contadini e montanari? Nella definizione di questo confine, quanto c’è di provvisorio e quanto - sul lunghissimo periodo- rimane come parte integrante nei loro atteggiamenti mentali e nei loro orizzonti ideologici?

Credo si possa dire innanzitutto che in età di antico regime le popolazioni rurali, in particolare quelle della montagna, hanno una complessa percezione dei confini, operante con particolari connotazioni, a seconda che circoscrivano il territorio di un villaggio, gli ambiti giurisdizionali di una signoria feudale e i comprensori sottoposti alla sovranità dello Stato.

All’interno di una piccola comunità i segni di confine agiscono naturalmente su un piano spaziale, come elementi riconoscibili che delimitano e proteggono le pertinenze fondiarie e i diritti collettivi del villaggio, più o meno ampi in ragione della struttura degli insediamenti, della morfologia del paesaggio o della estensione delle forme di comunismo agrario. In questo senso il patrimonio terriero collettivo - parte integrante del sistema produttivo e dei redditi familiari - costituisce l’elemento materiale su cui si fondano la coesione comunitaria, i legami solidaristici e i circuiti di reciprocità, al di là delle molteplici articolazioni presenti all'intemo del villaggio, delle disparità sociali o dei conflitti tra casate, a volte particolarmente accentuati.

Ma il tracciato visibile del circondario comunale ha anche una proiezione sul piano mentale, culturale e ideologico. Per gli abitanti da un lato custodisce la memoria storica, conserva lo spazio nel tempo e consolida il legame col passato; dall’altro racchiude quell’insieme di norme, di valori, di beni materiali e di relazioni che nella coscienza collettiva contrassegnano l’identità e l’autonomia del villaggio, riconoscendogli peculiarità e valori in qualche modo alternativi rispetto all’universo composito degli altri villaggi, anche limitrofi, ritenuti comunque «separati» e «diversi», sulla base di sollecitazioni e pratiche comportamentali che presentano interessanti analogie con quelle - legate ai concetti di identificazione - elaborate dalla psicologia (in termini di «epistemologia genetica») nell’analizzare le modalità con cui al neonato viene imposto di imparare a reagire nei confronti dell’esterno e a distinguere sé stesso dagli altri.

Da ciò, ad esempio, la trasmissione della memoria collettiva affidata a rituali di iniziazione finalizzati al riconoscimento dei confini della comunità già a partire dalla più tenera età, in modo che i bambini condotti in alcuni punti lungo il tracciato confinario e là picchiati si ricordassero dell’episodio e con questo dei luoghi di confine.[2] Da ciò le dispute ai confini con le altre comu-

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HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3