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Dialogo del Poeta e del Consigliere Delegato

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Dialogo del Poeta e del Consigliere Delegato (1947)
by Delio Tessa
190736Dialogo del Poeta e del Consigliere Delegato1947Delio Tessa

Dialogo del Poeta e del Consigliere Delegato

I.

1936.

Il Consigliere Delegato e il Poeta sono in auto. La macchina è in corsa. Il Consigliere Delegato è al volante.

IL POETA Signor Consigliere Delegato! Signor Consigliere Delegato!

CONSIGLIERE DELEGATO Che c’è?... che c’è?...
P. Per carità, si fermi... si fermi... Non ha visto?
C. D. Che cosa?
P. Ha investito un passante e lo trascina quel poveretto!... si fermi!
C. D. È possibile? Se non me ne ero neppur accorto! Questi stupidi di pedoni si lasciano schiacciare come formiche! Tu Poeta va giú e vedi cosa è rimasto di quell’imbecille!...
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C. D. (a un vigile che si è fatto avanti) ... Ah! già, sicuro, le mie generalità... bisogna pur darle... ma però, signor Agente, se sapesse, questi pedoni, queste marmotte, un flagello! bisogna provare ad andar in automobile per sapere cos’è il pedone!
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P. (alla gente accorsa) Oh, grazie a Dio, non è morto! Qui, mettetelo qui, e Lei, appena rinviene, mi raccomando, gli dica che può dirsi ancora fortunato; è stato investito da un gran signore, glielo dica, non si dimentichi, e che non dubiti che sarà indennizzato di tutto, lautamente.
C. D. Su, su, Poeta, andiamo, abbiamo già fatto troppo tardi. Ci attendono in villa per le otto (risalgono e via).
P. Disgraziato! se se la cava è un miracolo!
C. D. Com’era? Aveva l’aria di chi?
P. Oh... d’un povero diavolo... un qualche impiegatino da poco.
C. D. Capisco... capisco... uno dei tanti. Ci vivo in mezzo, mio caro, ne ho sotto a centinaia... Ma parliamo di cose più allegre. E cosí, amico mio, come vanno le bosinate?
P. Male, signor Consigliere Delegato, nessuno più ci legge.
C. D. Colpa vostra. O parlate troppo difficile o siete troppo noiosi. Noi uomini d’affari abbiamo bisogno di gente che ci diverta. Tu perlomeno te la cavi ancora, giri di qua, giri di là, sbafi qualche pranzo!... a proposito, questa sera ti fermi da me, è inteso; domani però mi rincresce di non poterti riaccompagnare in città, prendi il battello e il treno per conto tuo.
P. Troppo giusto, signor Consigliere Delegato!
c. D. Dimmi un po’, cos’hai preparato per questa sera?
P. Niente di particolare. Dirò quello che vorranno; il solito organetto, comincerò come sempre con un po’ di Porta...
C. D. Ma sí, ma sí, puoi dire, per esempio, quella poesia dove c’è quel tale che doveva andare a sentir messa a San Fedele e invece è finito a casino... ah! ah! Come si intitola? Il Miserere!
P. No. La Messa noeuva.
C. D. Ben... ben, fa lo stesso... quella... quella... Ah... ah... il Porta, che bel matto! Che ridere! che ridere! E di tuo? Dirai qualcosa anche di tuo...
P. Certo, certo.
C. D. Non dimenticare la poesia dei Pissatoj. In quella lí ài colto giusto, un argomento vero, attuale una volta tanto! È proprio cosí, in Milano non ci sono più smaltitoi... è una vergogna, non si sa come fare...
P. Veramente quella lirica non aveva lo scopo di farli aumentare e poi non è nemmeno tutta mia...
C. D. Non fa niente... è la tua cosa più bella... ... mi ànno detto che stai per pubblicare un nuovo volume. È vero?
P. Difatti avrei questa intenzione.
C. D. Bravo... bravo... pubblica, pubblica; me ne regalerai una copia colla dedica... ... parli poco, a cosa pensi?
P. All’incidente che ci è capitato. Non avrà qualche seccatura, voglio sperare?
C. D. Non credo. Se lo avessi ammazzato sarebbe stata un’altra faccenda; guai seri! Non si scherza; omicidio colposo, arresto immediato. Ma cosí!... Tutt’al più mi tirerò addosso una causa. Ma sono assicurato e pagheranno gli altri. Ad ogni modo tu dovresti esserne contento per la classe dei tuoi colleghi. Do commercio! Perché oltre che poeta tu sei anche avvocato... ah... ah... che burletta! un poeta avvocato!
P. Già, purtroppo.
C. D. A dirti la verità son due cose che fanno a pugni: l’avvocatura e la poesia. Mi rincresce, ma ti confesso che per me e per la mia società non mi fiderei un corno di un avvocato che scrive versi. Ma di’ un po’, non per entrare nei tuoi interessi, la poesia ti rende?
P. Come al Porta, press’a poco, con questa differenza: che io non sono il Porta.
C. D. Però qualche soddisfazione ci dev’essere a vedere in carta quello che si è pensato.
P. Qualche volta c’è effettivamente, ma ritengo che ce ne sia di più a contare i gettoni di presenza. . .
Il viaggio continua sino alla meta senza tirar sotto nessun altro.
II.
1937.
Per strada; in una giornata qualsiasi. Il Sig. Consigliere Delegato sta per salire in auto. Il Poeta lo vede e lo saluta.
P. Signor Consigliere Delegato... Signor Consigliere Delegato...
C. D. Oh chi si vede! il nostro Poeta! Hai fatto bene a fermarmi. È un pezzo che non ci si trova.
P. Le avevo mandato un biglietto per le feste...
C. D. Non ti ho risposto? Scusami sai... Mi sarà sfuggito... ne ricevo tanti!... (all’autista) ... Francesco, volta la macchina intanto: dobbiamo andare in piazza del Duomo.
P. Vedo che ha lo chauffeur... eh... eh... non si fida più a guidare l’automobile dopo l’incidente dell’ultima volta!...
C. D. Quello è niente! M’è capitato di peggio! Ho arrischiato di ammazzarmi io, altro che storie! Un pelo e vado a finire nel Naviglio. Dopo d’allora, capirai, non mi son più fidato; di pelle ce n’è una sola! Buono che me la sono cavata collo spavento.
P. Più fortunato di quel poveretto che abbiamo tirato sotto assieme. Qualche regalo deve essergli rimasto di certo.
C. D. Non come credi. È stato a letto un paio di mesi a riposare, pagato lo stesso dalla sua ditta, poi s’è alzato e adesso - come mi dicono - zoppica un po’. Ma tanto per uno che lavora a tavolino, cosa gli servono le gambe? Ad ogni modo ha preso la sua indennità. Amen, posso dire di averla scampata bella. Però mi aveva tirato un colpo quel mariuolo... basta! ma gli è andata buca.
P. Ah sí, eh! Non ne imbroccano una contro di Lei, tutte le spunta!
C. D. Non mi lagno. Già si sa, voi avvocati - non dico di te che sei un poeta, ma degli altri - siete tutti una manica di imbroglioni, ma ne ho trovato uno per la mia causa... te lo raccomando: un sveltone! Figurati! Ti ricordi del vigile che fu testimone dell’incidente e mi prese le generalità? Sarebbe stato un teste pericoloso contro di me e per un caso fortunato era il solo. Bene, il mio avvocato è riuscito coi suoi maneggi a farlo distaccare dal Comune per servizio urgente proprio il dí del processo, cosí, bene inteso, non ha potuto deporre. L’infortunato è rimasto in asso e io ho finito per avere causa vinta!... (mentre sale in auto) ... Ciao, ciao, ti saluto, fatti vedere. (all’autista) ... Francesco! In piazza del Duomo. Fermati davanti alla Galleria.
P. I miei ossequi, signor Consigliere Delegato.
C. D. Arrivederci e ricordati di mandarmi il tuo nuovo libro colla dedica. Ci tengo!
D. T.